È definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata dell’oscurità.
La paura dell’oscurità è molto comune da piccoli e in alcuni casi, variando il grado, lo si può osservare negli adulti. Altri nomi per questa fobia sono achluofobia, ligofobia, mictofobia e nictofobia.
La paura dell’oscurità è incrementata dall’immaginazione: un pupazzo di pezza può sembrare un mostro nell’oscurità. Gli incubi contribuiscono anche a questa fobia: dopo essersi svegliati dall’incubo il bambino può rifiutare di riaddormentarsi senza lasciare le luci accese. La paura dell’oscurità è una fase dello sviliuppo del bambino. Molti osservatori dicono che questa paura non suole apparire prima dell’età di due anni. La paura dell’oscurità non è la paura all’assenza di luce, bensì dei pericoli possibili o immaginari che nasconde l’oscurità. Alcuni ricercatori, iniziando da Sigmund Freud, considerano la paura dell’oscurità come una manifestazione dell’ansietà di separazione.
In 1960 un gruppo di scienziati portò a termine un esperimento per scoprire le molecole responsabili della memoria. In un esperimento, topi normalmente animali nottambuli, furono condizionati per temere l’oscurità e una sostanza chiamata scotofina fu apparentemente responsabile di ricordare questo, perché la si estrasse dal cervello di questi topi. Più avanti, questi risultati furono screditati.