Triscadecafobia

È definita come una paura persistente, anormale e ingiustificata del numero 13.

Esistono varie versioni rispetto al perché del numero 13. È considerato di cattivo augurio. La credenza è abbastanza antica e vi sono innumerevoli teorie al rispetto, tutte questionate una o un’altra volta. Si è proposto, per esempio, che le paure che circondano il numero 13 sono di vecchia data e correlate con il fatto di contare. L’uomo primitivo aveva solo le sue dieci dita y due piedi per rappresentare unità, dice questa spiegazione, così che non potrebbero aver contato oltre il 12. Tutto ciò oltre 12 (il 13) era un misterio impenetrabile per i nostri antenati preistorici, quinde, un oggetto di superstizione. La critica più importante di questa teoria è la seguente: forse gli uomini primitivi non avevano dita nei piedi?
Si è anche detto che il numero 13 è considerato portatore di sfortuna, originariamente dovuto alla coincidenza con i presenti all’Utima Cena (Cristo e i suoi dodici discepoli). Si dice al riguardo che se 13 persone cenano insieme, tutte loro moriranno prima che sia trascorso un anno. La stessa superstizione è stata attribuita agli antichi vichinghi e agli hindù.
Molte città non hanno uns 13° strada o un 13° corso. Molti edifici non hanno un 13° piano, bensì vanno dal 12° al 14°. Questo, di fatto, ha portato sfortuna a praticanti di bungee jumping al momento di calcolare, male, i metri di corda necessari per saltare da una determinata costruzione, con risultati fatali.
Al di là delle paure che i numeri incuotessero ai nostri antenati cacciatori e raccoglitori, le civiltà più antiche non erano immuni dal timore del 13. I cinesi, al contrario, lo considerano fortunato, come notano alcuni commentaristi, così come anche tra gli egizi al tempo dei faraoni. Per questi, secondo quanto raccontano le fonti, la vita era un viaggio per l’ascensione spirituale che si realizzava in tappe: dodici in questa vita e una 13° nel aldilà, che si credeva una vita eterna. Il numero 13 qundi simboleggiava la morte, ma non in termini di polvere e decadenza, ma come una trasformazione gloriosa e desiderabile. Benché la civiltà egizia si sia estinta, il simbolismo conferito al numero 13 dalla sua casta sacerdotale sopravvise solo per essere corrotto dalle culture successive che giunsero as associare il numero 13 con la paura della morte al posto di una riverenza della vita spirituale posteriore. I turchi, per esempio, disprezzano il numero 13 al punto di essere praticamente sparito dal vocabolario.
Altre fonti speculano con il fatto che il numero 13 può essere stato vivificato a proposito dalle religioni patriarcali nei giorni primi della civiltà occidentale, dovuto al fatto che rappresentava la femminilità. Il 13 è stato riverito nelle culture preistoriche di adorazione della dea, si dice, per via della corrispondenza con i cicli lunari (mestruali) in un anno (13 x 28 = 364 giorni). La “Madre Terra di Laussel”, per esempio un intaglio di 27.000 anni di antichità¸trovata vicino alle grotte di Lascaux in Francia, che con frequenza si cita come un’icona del spiritualità matriarcale, rappresenta una figura femminile sostenendo un corno con forma di quarto crescente che ha tre segni. Una volta che trionfò il calendario solare con l’ascensione della civiltà dominata dagli uomini, questo fu sottomesso. Sarebbe successo lo stesso con il umero 12 sul 13, da qui la considerazione di anatema.
Qualsiasi sia la ragione, coloro che patiscono di questa fobia, molto comune, soffrono di panico di fronte a insiemi di 13 elementi, o alla vista del numero 13. Evitano di pronunciarlo e a volte si riferiscono al 13 come 12 + 1. Lungo la storia, numerosi dannosi hanno patito di triscadecafobia, tra questi si nominano il compositore Arnold Schoemberg, Adolf Hitler, il compositore e cantante nordeamericano John Mayer e il compositore spagnolo Joaquin Sabina, che nel suo disco Alivio de Luto non incluse la traccia 13, ma la rimpiazzò per un “+uno”.
Esistono altre fobie relazionate con i numeri, come sono la tetrafobia, l’octofobia e l’hexakosioihexekontahexafobia.

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